Dipingere è stato davvero il primo amore, e per primo intendo dai 3/4 anni in avanti. A differenza dei desideri degli altri bambini, le mie richieste erano sempre colori, pennelli, matite, fogli di carta e poi tele, tempere, colori ad olio ... Ricordo che per mano a mia madre entravamo nel colorificio di via Canonica, parlo degli anni 60 a Milano, e la signora ci sorrideva, sapeva di potermi accontentare facilmente e che l'unico filtro all'acquisto sarebbe stato il prezzo. La mia famiglia non aveva grandi possibilità. Però, nonostante le ristrettezze, i miei genitori avevano acquistato alcuni quadri da un certo Bortolotto, allora pittore di quartiere, che bazzicava il Bar Trattoria della Teresa, vicino all'Arena civica ... Io perdevo le ore a guardare nei suoi quadri il tratto del pennello, il modo di dare luce e ombre, i colpi di colore, le corse del pennello solo accennate ... Bortolotto è stato il solo pittore al quale ho consentito di condizionare il mio conoscere nella pittura, poi ho sempre rinunciato a seguire studi, accademie e istituti d'Arte proprio per rimanere libero di interpretare con la pittura il mio vedere ed evitare influenze esterne di stili. Volevo proprio fare il pittore, ma " i pittori muoiono di fame ..." diceva mio padre, grande lavoratore che come molti non considerava, quella del pittore, una vera e propria professione. Sono rimasto così attaccato alla matita, ma quella di disegnatore tecnico particolarista e, successivamente, a quella del disegno industriale. Ho appreso così l'Arte, per forza, del saper osservare i minimi particolari, continuando a liberare testa, occhi, mani e cuore, appena possibile, sui cartoncini e sulle tele. Sono nato con la voglia di dipingere e spero, ora che sono "grande", di poter vivere un giorno anche di questo.