EMANUELE MANTOVANI - Mantovani Emanuele Artista

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Sono nato a Milano nel 1960 e i miei primi ricordi di vita risalgono a una casa di ringhiera, con vista sull'Arena Civica. L'Amore per Milano era iniziato...
Qui, fin da piccolo, rimanevo interi pomeriggi a scarabocchiare con matite, tempere e pastelli su carta e cartoni recuperati, anche sui sacchetti del pane color avana, erano i miei preferiti.
Intorno ai 5/6 anni ho iniziato a scarabocchiare con le tempere sulle piccole tele che, per mano a mia madre, acquistavamo in un vecchio colorificio di via Canonica.
Poi la scuola elementare e la media dove, inutile dirlo, le ore di disegno erano le preferite e ...volavano.
Con l'età maturava anche un principio : quello di volermi esprimere senza condizionamenti di stile o tecnica e quindi, quando si dava per scontata l'iscrizione a una scuola superiore a indirizzo Artistico, ho preferito l'indirizzo al disegno tecnico e poi a quello industriale.
Contemporaneamente continuavo ad esprimermi attraverso la pittura e il disegno affiancando la passione per la fotografia.
Nonostante questa precoce attitudine, la mia prima mostra personale, 1994,  mi vedeva presentare accumulazioni di oggetti e componenti elettronici colorati con colori di carrozzeria e i miei primi cofanetti in arte povera con riproduzioni fotografiche sulla superficie del coperchio. Avevo iniziato ad usare anche le mani sul legno e a seguire le vibrazioni della mia Arte Povera.
Affiancavo queste mie voglie di espressione artistica alla mia professione nel disegno industriale, erano complementari nel mio equilibrio : la professione mi soffocava nella precisione e la mia arte mi liberava da ogni vincolo, il fondo bianco è sempre stata la mia vittima preferita, che massacro ancora a colpi di china o di colore ...

Dal 1994 ho partecipato a diverse mostre ed esposizioni, personali e collettive, in Italia e all'estero e oggi che dedico il mio lavoro quasi unicamente alla mia Arte, riesco a mettere in pratica tante idee rimaste nel cassetto. Il mio interesse per la fotografia e il design confezionano questa esistenza artistica.

" I Pittori e gli Artisti muoiono di fame ..." diceva mio padre per invitarmi ad una carriera per lui più "concreta ", spero un giorno di poterlo contraddire, anche se dovrò farlo guardando al cielo ...


Dopo la mia prima mostra personale nel 1994 presso il Centro Lavoro Arte e altre collettive sempre a Milano, ho partecipato a diverse collettive in Italia e all'estero tra le quali mi piace ricordare :
  • Roma, presso lo Studio Santacroce Artivisive nel 1996;
  • Copenaghen, presso la "International Gallery Saga Basement ";
  • Stoccolma, presso la "International Gallery Art Addiction".
L'incontro con Massimo Fantuzzi

Dopo una visita e un cordiale colloquio nel mio studio, lo scrittore Massimo Fantuzzi si è così espresso:

La macchina del tempo di Emanuele Mantovani

Entrare nello studio di Mantovani significa percorrere un itinerario a ritroso nella memoria.
Risalire le tracce delle nostre radici.
Ritrovare nei meandri dei nostri ricordi e del nostro vissuto particolari, paesaggi, materiali e sensazioni, che il caotico turbinare del nostro vivere disattento ci aveva nascosto.
Quei paesaggi forse non li abbiamo visti, ma li avremmo voluti vedere.
Quegli oggetti li abbiamo guardati, ma non li abbiamo visti.

Ragazzino, affetto da una forma infettiva ai polmoni, che lo obbligava ad evitare l'acqua, aveva escogitato un mezzo di diluizione degli acquerelli, che richiedeva l'uso di liquidi... corporali: si è abituato presto, Mantovani, a fare di necessità virtù!
A soddisfare i propri impulsi espressivi con poveri mezzi.
A utilizzare in modo diverso ciò che sembrava destinato unicamente ad un uso specifico.

Un lavoro di recupero, che è il filo conduttore della sua tensione d'artista.

L'operazione che compie è di destrutturazione delle forme e di ricomposizione, secondo una logica che richiede l'oblio di una funzione e l'assegnazione di un'altra.
La separazione degli elementi di un oggetto di uso comune è necessaria per dare ad ognuno dei particolari che lo compongono un senso diverso, non più legato alla sua funzione primaria, ma finalizzato a soddisfare le necessità ludiche delle nostre sensazioni.
Non ci sono oggetti esclusi da questo processo, come non ci sono materiali che vengono rifiutati.
Tutto può rivendicare una nuova dignità. Qualunque oggetto, per quanto piccolo e insignificante, può ribellarsi alla funzione e all'uso che qualcuno gli ha assegnato. Può sfuggire ad un destino di distruzione in una pattumiera o un inceneritore, per rivivere a nuova esistenza. E cosa di più bello che diventare componente importante di un'opera, capace di stimolare la nostra sensibilità?

Se l'operazione appena descritta può essere definita di recupero fisico, c'è un'altra direttrice che conduce ad un recupero di valori, rappresentato dalle opere in arte povera.

Quante immagini che ci ricordano persone e situazioni ormai lontane, abbiamo dimenticate in un cassetto o in uno scatolone?
Di loro viene esaltata l'intrinseca bellezza, riprodotte su oggetti singoli, costruiti a mano, che ravvivano il piacere dell'esclusività, piacere che oggi con le produzioni in serie diventa difficile provare.

Anche le opere pittoriche rientrano in questa logica.
I paesaggi, le vedute, gli scorci, sono quelli che lui ha vissuto e amato.
Non però rappresentati pedissequamente, fedeli in tutto e per tutto alla realtà.
La sensibilità dell'artista li vuole depurati da qualunque riferimento che possa collocarli in un'epoca precisa.
Sono luoghi che non hanno tempo: non devono valere per la loro evocatività storica, ma emotiva.

Visitate il suo studio, recupererete emozioni sopite... come ritrovare in soffitta un album di ricordi, o un oggetto che credevate di aver perso. Rivedrete paesaggi come in un deja vu: sarete convinti di averli già vissuti, ma vi faranno provare una nuova vibrazione emozionale.
E comunque, in un mondo che ci costringe alla fretta, a guardare e non vedere, a gettare ciò che non è più direttamente utilizzabile, è bello perdersi in una atmosfera rarefatta, in cui il tempo sembra essersi fermato, in cui tutto acquista un valore più profondo... e prenderete una boccata d'ossigeno nel caotico magma quotidiano!

Massimo Fantuzzi

 
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